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IL SAMBUCO: la pianta di Frau Holda

Aggiornamento: 13 gen 2022

Articolo di Mascia Monti @mascia_herbana


"Attorno ai calderoni bollenti, ci sono i vecchi sambuchi. I vecchi sambuchi cantano cantano la Vita, la Morte, tutta la razza degli uomini" Premetto che nello scrivere riguardo al Sambuco, sono un po' di parte, dato che è una pianta che amo follemente, in tutte le sue forme. Il sambuco (Sambucus nigra) appartiene alla famiglia delle Adoxaceae, tradizionalmente definita Caprifogliaceae, è un arbusto o un piccolo albero che può raggiungere anche gli 8-10 m, è molto comune in tutta Italia lungo le siepi campestri, nei luoghi ruderali e nei fossi, dalla pianura fino a circa 1400 m. I rami giovani sono verdi e quelli degli anni precedenti hanno la corteccia bruno cenere, la parte centrale è costituita da un midollo spugnoso, le foglie sono opposte a 2 a 2 e composte da 3-7 foglioline ellittiche dal margine dentellato. I fiori ermafroditi sono riuniti in ampi corimbi con il diametro da 10 a 20 cm, posti al termine dei rami e sono di colore bianco-avorio e gradevolmente profumati, il frutto è una drupe nera lucente contenente 2- 3 semi. I fiori si raccolgono tra aprile giugno, mentre i frutti in agosto-settembre quando giungono a piena maturazione. Il nome "Sambucus" fu usato da Plinio il Vecchio per indicare questo genere di piante e deriva dal termine greco "sambýke" uno strumento musicale fabbricato con i fusti e i rami di sambuco svuotati dal midollo, alcuni autori lo fanno derivare dal persiano "sabka" sempre il nome di uno strumento musicale, forse un'arpa o un flauto, mentre "nigra" indica il colore delle bacche quando giungono a maturazione. Era conosciuto fin da tempo immemorabile, infatti sono state rinvenute tracce di bacche di sambuco, che probabilmente erano fatte fermentare ottenendo una bevanda leggermente alcolica,in insediamenti risalenti al Neolitico il suo utilizzo a scopo medicinale è altrettanto antico. Il filosofo e botanico greco Teofrasto (371 a. C.- 287 a.C.) lo usava per la preparazione dell'Akté, una bevanda che accendeva il desiderio o al contrario favoriva il riposo e come Ippocrate apprezzava il sambuco per le proprietà lassative, diuretiche e per i problemi ginecologici, Dioscoride (40 d.C.-90 d.C.) prescriveva l'infuso contro il raffreddore, l'anasacra e il morso delle vipere, e il succo delle foglie per curare le ustioni. Plinio il Vecchio lo prescriveva per curare molti disturbi e ne elencava le tante proprietà antiinfiammatorie, emollienti e purificanti e affermava che «in pozione con il vino, le foglie servono a combattere i morsi dei serpenti», nell'antica Roma, inoltre si diffuse anche come alimento, Apicio lo descrisse come ingrediente in diverse ricette e con i fiori si aromatizzavano vino e aceto. Nel XVI sec. il medico senese Pietro Andrea Mattioli ne 'I Discorsi' offre una prima descrizione scientifica e conferma le proprietà e gli utilizzi del passato. Nella medicina popolare il sambuco ha sempre goduto di un grande interesse ed era considerato una panacea per tutti i mali ed era rispettato al punto tale che quando se ne incontrava uno ci si inchinava 7 volte per ringraziarlo dei 7 benefici che ottenevano dalle sue parti: i germogli curavano le nevralgie, i fiori erano depurativi e antinfiammatori, le foglie erano usate per problemi alla pelle, con le bacche si ricavava uno sciroppo contro le affezioni polmonari, la corteccia era emetica, lassativa, la radice pestata e bollita era usata per curare la gotta e del midollo mischiato a farina e miele si ottiene a un impiastro per lenire le lussazioni. Nella tradizione celtica era considerata una pianta "ambivalente" che spesso era associata alla morte, tanto che si riteneva che il profumo di una macchia di sambuco fosse portatore di sventura; ma era anche un protettore della famiglia e veniva piantato nei pressi delle abitazioni e delle stalle perché le proteggesse dai malefici e dai serpenti. Questa pianta era onorata con doni e offerte, le donne ne baciavano il tronco per avere parti facili, il suono del flauto ottenuto dai suoi rami allontanava i sortilegi, si metteva qualche rametto nell’acqua del bagno dei bambini piccoli come protezione, mentre bruciare il suo legno portava sfortuna. In Irlanda, la cavalcatura delle streghe era fatta di sambuco, così come le bacchette magiche più potenti. È una pianta sacra strettamente legata alla Grande Dea, tanto che era chiamato "Nostra Signora" dato che con i suoi fiori bianchi, le foglie verdi e le bacche nere rappresenta i tre aspetti della Dea: Vergine-Madre-Strega, era considerato l'albero della completezza in quanto si credeva avesse in sé le fasi di nascita-crescita-morte, fanciullezza-maturità-vecchiaia, inoltre fiorisce nel periodo dell'anno in cui c'è il passaggio fra il buio invernale e l'inizio della luce, quando la Dea da Vecchia si trasforma in Vergine, dalla tenebrosa Morrigan rinasce Brigit la luminosa. Di credeva che le sue fronde erano abitate dalla bellissima Regina delle Fate e per i popoli germanici era l'Albero di Holda, da cui deriva il nome tedesco: Holunder. In magia è considerata una pianta femminile, legata al pianeta Venere, all'elemento Acqua ed è sacra a Venere e a Brigit, ha poteri di protezione, esorcismo, curativi e di prosperità. Se indossato o portato con sé proteggerebbe da attacchi malefici di ogni genere, i suoi rami appesi alle finestre allontana la negatività, cingersi la fronte con le foglie e la corteccia permette di avere la Seconda Vista. I suoi fiori ricchi di olii essenziali, triperpeni, tannini, colina, flavonoidi, acido malico, acido valerianico, acido tartarico e il glucoside sambunigroside, hanno proprietà antiinfiammatorie, antinevralgiche, depurative diuretiche e sudorifere, e in forma di tisana possono aiutare in caso di malattie da raffreddamento, affezioni alle vie respiratorie tosse, febbre e reumatismi, hanno effetti positivi sulla pressione sanguigna e su tutto il sistema cardiovascolare, rafforzano il sistema immunitario, attenuano le cistiti, infiammazioni al cavo orale e ascessi dentali, sono utili in caso di gotta dato che favoriscono l'eliminazione degli acidi urico, per uso esterno si usano in infuso come emollienti e lenitivi per scottature ed emorroidi. I fiori si utilizzano come componenti aromatici in liquoreria, in cucina per realizzare sciroppi, gelatina, sorbetti, aperitivi tra cui il famoso Hugo oppure il Chiaré, per aromatizzare l’aceto, sono ottimi impastellati e fritti, come ingredienti per risotti. I frutti nero-violacei sono ricchi di vitamina A, vitamine del gruppo B e vitamina C, inoltre contengono ferro, calcio, fosforo, sodio e potassio, aminoacidi come acido glutammico, alanina, arginina, cisteina e triptofano, sono una buona fonte di flavonoidi e antocianine. Hanno proprietà lassative, antibiotiche, migliorano la circolazione sanguigna periferica, favoriscono l'eliminazione delle secrezioni bronchiali, calmano la gola irritata e liberano o seni nasali chiusi, la presenza dei flavonoidi rende le bacche ottimi stimolanti del sistema immunitario e aiutano in caso di infezioni delle vie urinarie e respiratorie. In cucina si usano per confetture, sciroppi, dolci, liquori, centrifugati e estratti, quando sono ben mature possono essere mangiate crude, ma in piccole quantità, essendo un vero e proprio integratore naturale. Gli antichi popoli germanici dai frutti ricavano una tintura con cui si dipingevano il corpo prima delle battaglie, con i frutti si tingeva il cuoio e le fibre tessili e si otteneva una specie di inchiostro e erano usati come esche per pescare i cavedani. In alcune località si consumano i getti terminali primaverili, privati dalle foglie, lessati a lungo al posto degli asparagi. Prima di raccogliere i fiori e le bacche, non solo quelli del sambuco, ricordatevi sempre di chiedere il permesso alla pianta.


Articolo di Mascia Monti

IG @mascia_herbana


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