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Italia Paleolitica: premesse

Aggiornamento: 18 dic 2021


Competizione intorno a una carcassa di elefante, Pirro nord.

Essa [l’Italia, ndt] non è separata, frastagliata e disgiunta come la Grecia, non ha le rive compatte del mare spagnolo o francese, né il grande mistero dell'immenso del Portogallo seduto a guardare l'Oceano. L'Italia è circondata dal mare ma in modo meno drammatico che nell'isolamento insulare greco. L'isola isola, la penisola permette di sporgersi ma non è mai partenza: il legame non si interrompe mai, ci si tiene sempre per mano con tutti i terrestri, un cordone ombelicale con la Madre terra; l'Italia è arata dagli eventi, una casa aperta che è impossibile chiudere e dove succede di tutto, portando dentro di sé i mille segni degli invasori, i colori e i nomi di terre vicine e lontane, poca purezza e molti transiti, incroci e arrivi. Questa costrizione all'apertura, questa impossibilità di chiudere la porta, visto come un limite, riflette invece un valore che occorre riscoprire e potenziare: un cosmopolitismo erede di Roma, il riflesso di una vocazione geopolitica dell'Italia all'apertura che precede e spiega l'Impero. Una spinta a contenere dentro di sé il Mondo, un'idea universalistica della Civitas che rigetta e sempre rigetterà il nazionalismo per via di quei confini deboli e quell'antico rimescolio di storie, nomi e colori che il Mare ha depositato sulle lunghe rive della Penisola” (1).


Il cosmopolitismo italiano è noto a chiunque: ne fanno fede le nostre varietà linguistiche, culinarie, culturali; negli ultimi anni è diventato altresì un elemento impugnato nel dibattito politico (non di rado, a sproposito). Meno scontato è invece quanto esso risalga, nel tempo, e da quali direzioni. Che la via d’accesso all’Italia, prima che dai suoi 8mila chilometri di coste, sia da individuarsi nelle Alpi può apparire sorprendente. Un crocevia di diverse tribù, popoli, etnie, razze.. e addirittura, specie.

La Pineta di Isernia, ricostruzione del sito

Non siamo gli unici, né i primi, a calpestareil suolo e a volgere gli occhi al cielo del nostro Belpaese. Homo sapiens, a cui apparteniamo, ebbe origine nell’Africa sub-sahariana di 2/300mila anni fa, ma dovette aspettare molte migliaia di anni prima di lasciare il continente africano (attraverso due direttive principali: dal Corno d’Africa all’Arabia e dall’Egitto al Sinai), favorito in questo dal notevole abbassamento del livello dei mari (2). Ciò avvenne, in numerose ondate, fra 130mila e 100mila anni fa, sebbene alcuni recenti ritrovamenti in Grecia meridionale (Apidima, non distante da Sparta) spingano a rivedere il quadro generale (3). Da lì, Homo sapiens giunse, attraverso il Vicino e Medio Oriente, fino alla Cina orientale, al Sud-Est asiatico e all’Australia. Non dobbiamo immaginarci un esodo organizzato, composto da migliaia di individui, e con delle mete prefissate, ma di piccoli gruppi familiari (di 20/30 membri) che si spostavano al seguito della cacciagione, espandendo magari il proprio orizzonte soltanto di pochi chilometri per generazione. Ma per centinaia di generazioni consecutive.

SITI PALEOLITICI PIU' ANTICHI. (1) Visogliano (2) Monte Poggiolo (3) Torre in Pietra, Castel di Guido, La Polledrara (4) Fontana Ranuccio, Colle Marino (5) Ceprano (6) Isernia La Pineta (7) Pirro Nord (8) Venosa Loreto, Notarchirico

Solo infatti ai 50-45mila anni fa i nostri progenitori raggiunsero l’Europa; tra le prime attestazioni del continente si annovera quella della Grotta del Cavallo, situata nel comune di Nardò (nel Salento), e risalenti ad “appena” 45-43mila anni fa. Sembra un’enormità, ai nostri occhi, eppure è poco più di un battito di ciglia in termini di evoluzione. Basti pensare che la presenza umana in Italia è databile ad almeno 1milione e 300mila anni fa, a Pirro nord (comune di Apricena, Foggia), dove sono stati rinvenuti oltre 300 resti di strumenti di selce (4); l’assenza di fossili appartenenti a questi primi abitatorib, tuttavia, non ci consente di stabilire di quale specie si trattasse. Altri manufatti in pietra son rinvenuti sull’Appennino forlivese (Monte Poggiolo, 800mila anni fa, 5).

Francobollo commemorativo del fanciullo di La Pineta, 1988

Dobbiamo aspettare altri 200mila anni per avere una labile ma più diretta traccia umana: a La Pineta (Isernia, 600mila anni fa), in un insediamento indirizzato alla caccia principalmente di bisonti, elefanti, rinoceronti ed orsi, insieme ad altri strumenti in pietra si trova infatti il primo resto fossile. Ad oggi resta il più antico essere umano d’Italia e tra i più antichi d’Europa, appartenente ad una specie diversa dalla nostra, ma non troppo; si tratta di un dentino da latte di un bambino di 5-7anni d’età. (6). Altri 100mila anni per giungere ad un molare superiore sinistro e ad una mandibola incompleta, dal Riparo di Visogliano (comune di Duino-Aurisina, sul Carso triestino, dai 500mila anni fa) ascrivibile ad Homo erectus oppure Homo heidelbergensis (7); è da citare, per importanza, anche il cosiddetto Uomo di Ceprano (Frosinone, bassa valle del Sacco, 400mila anni fa). Con poche eccezioni, gli insediamenti umani sono tutti all'aperto, e situati in relazione all'acqua (fiumi, laghi) o direttamente sul mare (8). Inoltre son posti al di sotto dei 500m di quota, e sono (tranne quello di Visogliano) altresì distanti dall'area di nostra pertinenza, vale a dire l'Arco Alpino. Eppure questa premessa era necessaria per preparare l'entrata in scena dei due grandi protagonisti della storia alpina per le prossime centinaia di migliaia di anni: Homo neanderthalensis e Homo sapiens.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ NOTE (i rimandi citati, per quanto puntuali, son da ritenersi soltanto esemplificativi; riferimenti bibliografici più esaustivi si trovano all'interno dei seguenti volumi)


1) Franco Cassano, Paeninsula. L’italia da ritrovare.


2) Telmo Pievani, Atlante dell’Evoluzione Umana, pp. 56-57.


3) Katerina Harvati, Apidima Cave fossils provide earliest evidence of Homo sapiens in Eurasia (articolo Science).


4) Marta Arzarello, Carlo Peretto, Il primo popolamento della penisola italiana nel contesto della prima occupazione europea (in Atti dell'XX Congresso AAI, Museologia Scientifica e Naturalistica, Università di Ferrara, Vol 10/2).


5) Carlo Perfetto, Il sito di Ca' Belvedere di Monte Poggiolo.


6) Marco Peresani, Come Eravamo. Viaggio nell’Italia Paleolitica, pp. 71-74.


7) Carlo Rubini, Geoarcheologia del sito paleolitico inferiore di Visogliano.


8) Vangelis Tourloukis, On the Spatio-Temporal Distribution of Mediterranean Lower Paleolithic Sites: A Geoarchaeological Perspective (in Paleoanthropology of the Balkans and Anatolia Human Evolution and its Context).

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