Le espressioni artistiche del Paleolitico
- mattiacefis87
- 8 dic 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 18 dic 2021

Ogni varietà biologica è unica ed irripetibile, nel suo genere, elemento che ci dovrebbe esortare ad un approccio critico e rispettoso col mondo circostante. Se c’è qualcosa che tuttavia contraddistingue la nostra specie è la repentina successione della sua evoluzione culturale: innanzitutto nuove e più raffinate tecnologie di lavorazione della pietra, diversificate per utilizzi differenti e con notevoli differenziazioni di area in area, tanto che si può benissimo parlare di “culture regionali” (espressione che si riferisce solitamente a tempi molto più vicino a noi). Si sviluppa poi un’organizzazione degli insediamenti più complessa. Oltre alle innovazioni strettamente funzionali si cominciano ad aggiungere, tuttavia, delle vere e proprie espressioni artistiche (accanto a quelle più strettamente spirituali, che vedremo in un secondo tempo). E’ un’autentica rivoluzione.
“I graffiti rimasti ancor oggi impressi sulle pareti rocciose delle caverne franco-cantabriche, nei ripari sotto roccia del Sahara centrale e in tanti altri luoghi in giro per il mondo rappresentano bene queste nuove capacità e sono i protagonisti di quel sistema di rappresentazioni simboliche che, decine di migliaia di anni dopo, è ora davanti a vostri occhi, sotto forma di linguaggio scritto” (1).
Le prime testimonianze certe di comportamenti creativi risalgono tra gli 80 e i 75mila anni fa, e provengono dalla Grotta di Blombos in Sudafrica (a circa 170km a S di Città del Capo); si tratta di pezzi di ocra, incisi intenzionalmente con motivi geometrici, insieme alla presenza di monili (2). Da lì in poi, tali manifestazioni si fanno progressivamente più frequenti, e raggiungono il loro apice di grandiosità nelle volte dipinte delle caverne europee: basti citare Chauvet-Pont d’Arc e Lascaux (rispettivamente nell’Ardèche in Francia meridionale e in Dordogna nella Francia centrale, 3). Accanto alla pittura, fioriscono anche altre espressioni artistiche. E’ il caso delle celeberrime Veneri Paleolitiche (4), figure femminili dagli attributi sessuali estremamente pronunciati, rinvenute dall’Atlantico alla Siberia in un arco temporale molto dilatato (dai 35mila anni fa in giù), e foggiate a partire da diversi materiali (pietra, avorio, osso, ceramica).

Ma vi sono anche figure animali: ad esempio il sito di Vogelherd, sulle Alpi Svene, ha restituito diverse statuette animali in avorio di mammut, che riproducono questi pachidermi ma anche leoni, bisonte e cavallo. Son databili tra i 40-35mila e i 30mila anni fa (5). A poca distanza da Vogelherd si trova invece il sito di Hohle Fels che, tra i numerosi rinvenimenti, ha portato alla luce un flauto, vecchio di 35mila anni, e i resti di altri; il più vecchio risulta essere quello di Geissenklösterle, sulle stesse Alpi (che potrebbe datarsi ai 42mila anni). Questi strumenti musicali sono fatti in avorio di mammut oppure in osso di avvoltoio (6).

Gli animali sono di gran lunga il soggetto più frequente di queste diverse rappresentazioni, benchè le figure antropomorfe non manchino. Ci si è finora riferiti a queste opere come forme d'arte, eppure risulta evidente la loro funzione magico-religiosa. Vale sia per le raffigurazioni realistiche, sia per quelle astratte e geometriche, da cui sembrano emergere delle costanti, quasi delle sequenze ritmiche. Fertilità, propiziazione della caccia e dell'approvvigionamento di risorse, passaggi di stato (compreso quello, definitivo, tra la vita e la morte): le volte di quelle caverne, veri e propria templa preistorici, non si limitano a catturare la realtà ambientale di un'epoca remota, ma anche le proiezioni, i timori e le speranze degli esseri umani vissuti allora.
Chiuse le premesse di ordine generale, dal prossimo articolo torneremo a concentrare la nostra attenzione all'Italia, ed in particolare all'Arco Alpino, focalizzandoci poi su alcuni siti eccellenti (come quello di Fumane, nelle Prealpi Venete). ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
NOTE (i rimandi citati, per quanto puntuali, son da ritenersi soltanto esemplificativi; riferimenti bibliografici più esaustivi si trovano all'interno dei seguenti volumi)
1) Giorgio Manzi, Homo sapiens. Breve storia naturale della nostra specie, pag 101.
2) Christopher Stuart Henshilwood, Fully Symbolic Sapiens Behaviour: Innovation in the Middle Stone Age at Blombos Cave, South Africa (in Rethinking the Human Revolution: New Behavioural and Biological Perspectives on the Origins and Dispersal of Modern Humans); Christopher Stuart Henshilwood, Holocene Prehistory of the Southern Cape, South Africa.
3) Vedi, tra gli altri, Luigi Cavalli Sforza, L’evoluzione della Cultura; Louis R. Nougier, L’Arte della Preistoria; Philip Chase, The Emergence of Culture: The Evolution of a Uniquely Human Way of Life; Nancy K. Sandars, Prehistoric Art in Europe.
4) Olga Soffer, James Adovasio, D. C. Hyland, The “Venus” Figurines: Textiles, Basketry, Gender, and Status in the Upper Palaeolithic (in Current Anthropology 41:4); Camilla Power, Women in Prehistoric Rock Art (in New Perspectives on Prehistoric Art, con bibliografia). 5) https://www.ice-age-europe.eu/visit-us/network-members/archaeopark-vogelherd.html 6) Iain Morley, The Prehistory of Music: Human Evolution, Archaeology, and the Origins of Musicality.
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