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Quando la malattia richiedeva un rosario.

Se ci fermiamo un attimo a guardare al passato, la prima cosa che notiamo è il modo in cui le persone di quei tempi recepivano i fatti della vita.


C'era una forma basilare di accettazione di ciò che la vita aveva in serbo, che fosse brutto, molto brutto o decisamente drammatico.


Era la fede? Era la capacità di prendere ogni giorno così com'era e di addolorarsi o gioire per ciò che portava con sé?


Il fatto è che, qualunque cosa fosse, veniva vissuta con un atteggiamento decisamente pratico. Avevano poco tempo per lamentarsi e più il fatto era disastroso, più richiedeva una reazione immediata. Una reazione che nasceva da anni di pratica o dai saggi insegnamenti delle generazioni precedenti.


Mi viene in mente, ad esempio, la malattia. All'epoca, in tutte le epoche passate, era di per sé un "fatto della vita" e doveva essere gestita come tale.


Erano abituati alla morte, che si trattasse di bambini o anziani, era nell'ordine naturale delle cose, se capitava agli adulti e, peggio ancora, all'uomo di casa, allora era un vero disastro. Una vera disgrazia, che portava con sé momenti davvero difficili da superare e la vicinanza di tutto il villaggio.


Ma la malattia era un'altra cosa, che andava fermata, doveva essere sconfitta nel più breve tempo possibile ed era necessario "mostrare rispetto" per evitare che tornasse.


Quando una persona si ammalava, veniva isolata per evitare che contagiasse gli altri e venivano attuate tutta una serie di misure, fino alla completa guarigione.


Lenzuola e vestiti venivano cambiati ogni giorno e bolliti per disinfettarli, solo una persona in famiglia era incaricata di prendersi cura del malato, per evitare l'esposizione al contagio. Le donne si riunivano per recitare il rosario perché l'Interdizione Divina era utile quanto le cure erboristiche e medicinali. Se arrivava il medico, era un segno ineluttabile per tutti che la situazione era diventata davvero grave.


E alla fine arrivò la guarigione tanto agognata, degna di celebrazione e ringraziamento a Dio e alla Madonna, perché non era affatto scontata, anzi, visto che troppo spesso, alla fine, la Morte arrivava.


Se guardiamo ai giorni nostri, alcuni di quei saggi accorgimenti sopravvivono ancora nell'uso popolare, ma molto è andato perduto. Come la Convalescenza. Il periodo successivo alla malattia che permetteva al paziente di guarire serenamente, rafforzarsi, alimentarsi bene e poter tornare a svolgere la propria vita, e il proprio lavoro se adulto, o anziano, così prezioso e importante per tutta la famiglia con il suo bagaglio di consigli e aiuti.

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